Prova pinne Meister FG pro

pesca sub


provasGiannis Halas, co – proprietario della prestigiosa XXone- Anax , allo scioglimento della società mette a disposizione la sua vasta esperienza e conoscenza del materiale composito per dare vita alla nuova realtà: la MEISTER. La vecchia azienda Xxone Anax, lanciò le ormai famose pinne in vetroresina della serie Kaleidos, diventate famose in Italia grazie ai video di Fabrizio D’Agnano e di cui davvero in pochi si sono lamentati negli anni. Seguirono le XXone pro mim che aggiornarono i materiali e la manifattura. Si trattava in entrambi i casi di prodotti di grande versatilità e qualità. Attualmente il testimone è passato alle Meister FG pro, sotto le spoglie di un nuovo design, nuove colorazioni ed un nuovissimo “scheletro” : un mix di fibra di vetro e fibra di carbonio racchiuso in strati di lucida ed uniforme resina sintetica. La pala viene realizzata priva di fori e questo le rende perfette per l’incollaggio sulle scarpette phatos, che ha indubbi pregi, primo fra tutti il peso contenuto e la mescola formata da diversi strati di gomma a densità specifica.

Per prima cosa, di queste pinne colpisce la bellissima colorazione mimetica le cui tonalità principali sono verde, marrone e blu con chiazze di colori scuri e chiari, che scompongono l’ immagine efficacemente. Ovviamente la colorazione di queste pale non è il punto forte ma non nego che è stato uno dei motivi che mi ha convinto ad acquistarle. Non saprei dire nel dettaglio, ma il colore non è dato da un disegno che si sovrappone sullo strato di fibra. Teoricamente i disegni di questo tipo influenzano il comportamento della pala, la sua reattività, le proprietà specifiche. Con un’attenta analisi si nota che le chiazze di colore sottendono la trama delle fibre utilizzate, ciò suggerisce che il disegno è dato da un particolare trattamento del foglio di fibra superficiale che di massima non subisce alcuna influenza.

Sempre esteticamente, la pinna ha un look  futuristico ed originale. Le scritte ed il logo “Meister” sono state applicate per mezzo di adesivi elastici posizionati sulla superficie del composito. Secondo i gusti personali dell’utilizzatore si possono rimuovere senza timore di rovinare l’eleganza del prodotto con aloni di collanti e senza timore di danneggiare le pale. Basta sollevare gli angoli con l’unghia dell’indice e poi procedere alla rimozione scollando il foglio. Io ho provato a togliere il logo su una sola pala per vedere se in qualche modo l’adesivo potesse disturbare la flessione della stessa, ma non ho avvertito alcuna differenza apprezzabile. La loro presenza è quindi ininfluente ed è garanzia di scelte costruttive eseguite con cognizione.

Alle estremità della pala sono presenti dei canalizzatori di acqua che contribuiscono ad aumentare il rendimento delle pale, creando l’ “effetto binario” durante la pinneggiata. I canalizzatori sono a basso profilo ed hanno un buon rapporto fra flessibilità e robustezza. Durante la flessione della pala non subiscono alcuna piega all’interno o all’esterno e nessuna ondulazione. Vantare di canalizzatori che conservano la loro forma durante la flessione è indispensabile per permettere allo strato d’acqua che scorre sulla superficie della pala, di essere sfogato unicamente sul bordo esterno creando le condizioni di una spinta ottimale. Le alette del canalizzatore si trovano nella parte più esterna del bordo e non sottraggono superficie a quella complessiva della pala.  Da un punto di vista prettamente tecnico questi dettagli sono senz’altro utili a capire con che livello di qualità e di tecnologia si ha a che fare. Nulla è lasciato al caso ed ogni soluzione risulta essere realizzata sulla base dei criteri strutturali richiesti.

La pala è realizzata con uno spessore variabile a seconda della sua durezza. Vengono prodotte nelle varianti S, MS, M, MH ed H per soddisfare anche le più sfumate preferenze di ogni utilizzatore. Il problema nella scelta davanti ad un così vasto numero di possibilità sta nel fatto che il prodotto non si può provare e confrontare prima dell’acquisto. Per questo motivo è consigliabile attenersi alla durezza che in genere ha sempre fatto al caso nostro. Io ho optato per una durezza M,che mi sembrava equilibrata per le condizioni in cui opero. Per questo problema apro una parentesi e consiglio di non considerare nella scelta unicamente il proprio peso corporeo ed il proprio livello di allenamento come ormai per abitudine si suole fare. Pensate anche alle situazioni più comuni a cui sarete sottoposti durante una pescata: presenza di forte corrente, mare mosso, lunghi o corti spostamenti in superficie… Tutte queste variabili sono a mio avviso fondamentali per la scelta della durezza della pala. E’ opportuno notare che, pur avendo un fisico magro e gambe nella norma, è impensabile utilizzare una durezza S se si opera spesso in condizioni di forte corrente o di mare mosso. Vale anche il discorso inverso: se il nostro peso corporeo è elevato ma si opera con mare piatto e privo di corrente è inutile acquistare pale di durezza elevata. Un altro discorso si può fare per chi possiede l’imbarcazione di appoggio e deve unicamente effettuare salite e discese a determinate quote , con una zavorra specifica e con lo scopo di ottenere una spinta efficace con il numero di pinneggiate più basso possibile. Il discorso inverso vale per chi invece parte da terra ed esegue aspetti sottocosta per tratti di costa ampi (come nel caso della pesca invernale alla spigola), portandosi dietro molti kg di zavorra per rimanere neutro su un fondale basso. Le variabili sono tante, le combinazioni infinite e non si può enunciare una regola universalmente valida.

La superficie della pala è perfettamente liscia e priva di bolle di aria. Si intravede la trama di fibra di carbonio molto sottile, attraverso la tintura del mimetismo, che racchiude a “sandwich” lo strato composto dalla fibra di vetro, la vera anima di queste pale. Ho provato ben tre paia di pale in vetroresina prima di acquistare le FG pro. Ho provato un paio di omer pegaso S e due paia di GFT, una durezza M ed una durezza S. Su questi modelli la pala è realizzata interamente in fibra di vetro, quindi assume un comportamento molto dolce, abbastanza flessibile e poco reattivo. La FG pro invece sembra aver ereditato caratteristiche miste. Gia dalle prove a secco ha dimostrato una reattività superiore alle vtr pure, che le permette di tornare, dopo esser stata piegata e rilasciata, nella posizione originale senza continuare a smorzare a lungo la flessione con ondeggiamenti della punta.. Al tatto la resina risula essere davvero regolare e liscia,priva di rugosità o con pigmenti in alcuni punti mancanti. Probabilmente è opera del processo di lavorazione tuttavia ritengo che anche questa scelta non sia del tutto casuale. Meno irregolarità hanno meno probabilità di dar luogo a piccoli cedimenti strutturali ed alla corrosione degli agenti esterni. Probabilmente questo è anche il motivo per cui le pale non vengono forate e vanno applicate con un collante sulla scarpetta. La resina Inoltre è molto protettiva, oserei definirla “resistene ai graffi”. Rispetto alle pale in composito che ho utilizzato, e faccio rientrare anche le pale in fibra di carbonio che ho avuto modo di utilizzare, ho notato una presenza inferiore di graffi pur avendo maltrattato di più la pinna. Solo i graffi forti producono un’alterazione permanente sulla superficie della pala. Tutta quella serie di graffietti fini e poco profondi non scalfiscono invece minimamente la struttura. Una soluzione che apprezzo, proprio in virtù di quanto detto prima: meno irregolarità (indotte o caratteristiche) = meno probabilità di cedimenti strutturali.

I longheroni delle scarpette Phatos accompagnano la pala facendola lavorare con i suoi numeri. Queste scarpette sono davvero comode per chi come me possiede una pianta del piede larga. Confort che ho ricercato in molte altre scarpette senza successo. Nella maggior parte dei casi la scarpetta è realizzata per un piede standard, con una pianta dimensionata secondo la lunghezza del piede. All’inizio avevo il timore che la scarpetta si sfilasse dal piede per via della calzata bassa. Timore su cui mi sono ricreduto. Merito delle differenti zone con gomma di densità diversa che rendono la scarpetta elastica nei punti in cui c’è il rischio che si sfili, e rifida nel punto in cui si esercita la trazione. Insieme alle pinne è in dotazione la comoda custodia per il trasporto di materiale traspirante e protettivo antitaglio.  Quanto scritto fino ad ora sono le  considerazioni generali delle pinne.

Il comportamento in acqua di queste pinne è particolare. In condizioni di mare calmo la pinneggiata in superficie è fluida e l’inclinazione della pala impedisce schizzi di acqua. La pinneggiata completa si svolge sotto il pelo dell’acqua e con un solo movimento completo si percorrono dei metri con poco sforzo. Le pale durante gli spostamenti in superficie non stancano mai a patto di avere la pazienza di “accompagnare” i movimenti. Si tratta pur sempre di pale che non sono in carbonio, quindi mancano di quella reattività che le farebbe lavorare bene anche quando viene accelerato il ritmo. La pala in vetroresina ha bisogno dei suoi tempi e dei suoi spontanei movimenti. Da fermo l’accelerata non è rapida e la partenza o lo stacco dal fondo efficaci prevedono almeno 3 falcate di accelerazione, dopo di che le pale spingono al massimo. Quando si esagera con la forza della pinneggiata la spinta è poco efficace. Sicuramente con le pale di durezza maggiore l’effetto migliora, tuttavia non ho scelto a caso la durezza.

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In condizioni di mare mosso queste pinne di durezza intermedia permettono di contrastare efficacemente le forti onde senza stancarsi. Ho affrontato parecchie uscite in mare con mare mosso (l’ultima poche ore fa, prima che scrivessi) ed ho notato che con una sola e ben inferta pinneggiata si riesce ad arrestare lo scarroccio in superficie quando un’onda ci investe; e questa è una gran cosa. Con altre pinne ho sempre dovuto effettuare una pinneggiata prolungata per accompagnare il corpo in modo che neutralizzasse la spinta delle correnti.

In condizioni di mare calmo invece la pala è comoda, leggera, priva di positività ed insomma ci si dimentica di averle. L’avanzamento avviene molto silenziosamente e non ci si scompone durante gli appostamenti nel bassofondo. Ero ormai abituato agli aspetti “gambe in aria” nel bassofondo. Con queste pinne invece ho trovato l’assetto ideale e finalmente sto riuscendo a fare avvicinare le tanto diffidenti spigole ed orate grazie al fatto che riesco ad appiattire sul fondo le gambe senza più problemi. Parlo di aspetti anche in 1 metro e mezzo di acqua. Credo sia anche merito della scarpetta phatos che è la più leggera in commercio. Il mimetismo verde delle mie pale è ben riuscito per le zone che frequento, composte di roccia bianca e sabbia.  Nella discesa riescono a spingere anche con poca zavorra senza stancare. Bastano pochi e decisi fendenti con le gambe per avviare la discesa. Dopo di che la pinneggiata può essere benissimo accompagnata con i muscoli delle gambe utilizzando lo sforzo strettamente necessario a muoverle.

Nella pesca all’agguato fra le rocce ed in poca acqua si comportando discretamente. Non nego che per questo determinato tipo di pesca sarebbe stato più opportuno che l’angolazione della pala fosse maggiore, perchè le strisciate sulle rocce sono sempre un’eventualità frequente. Tuttavia ci si abitua facilmente a mantenere le gambe in posizione corretta durante i movimenti mossi dal braccio libero. Una volta fatta l’abitudine, insomma, gli sfregamenti con il fondale diventano abbastanza rari. Agendo con calma e fermezza si può sfruttare la propulsione e la silenziosità delle pinne per avvicinarsi ai pesci che brucano senza palesare la propria presenza. Alcune pinne che ho posseduto, durante le flessioni, provocavano un rumore meccanico facilmente avvertibile anche dal subacqueo (figuriamoci dal pesce!). Ero costretto ad avvicinamenti lenti e poco rapidi. Le Meister FG pro  sono totalmente prive di qualsiasi “scatto” meccanico in fase flessoria. Probabilmente dipende dal fatto che sono solo incollate alla scarpetta a differenza delle pale in commercio che vengono agganciate per mezzo di viti, su cui l’innesto ha sempre qualche gioco e si possono creare sorgenti rumorose.

In definitiva posso dire con certezza che queste pinne rappresentano il modello che meglio si è prestato ad uno studio che iniziai tempo fa. Cercavo una pinna per il basso fondale, tenace come le pale in polimero ma negative e fluide come le pale in carbonio. Ovviamente al meglio non c’è mai fine e la mia ricerca continuerà, tuttavia grazie a queste pale posso dire che ho trovato anche riscontri venatori.  Una pinna che non richiede continue manovre di correzione dell’assetto, che spinge tanto permettendo gli avvicinamenti allo scoperto proprio quando i pesci sono di spalle senza timore di essere scorti dai loro sensi, un buon mimetismo, un silenzioso propulsore. In compenso subiscono tutti i maltrattamenti senza riportare lacerazioni allarmanti. E’ difficile trovare di meglio se cerchiamo una pinna tuttofare.

Di seguito ho immortalato un test dimostrativo:
https://www.youtube.com/watch?v=wK4d3-EP-KE

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6 Commenti

  1. Tommaso Mytom ha detto:

    Ottima recensione, e sicuramente buon prodotto.

  2. ANTONIO ha detto:

    SONO
    D’ACCORDO CON MYTOM…

  3. Marco p. ha detto:

    Scusa 1000 risorse , io ho un paio di pinne Xxone . Dove hai letto che il proprietario della Meister si é preso tutti macchinari della ditta e i dipendenti per creare questa nuova a azienda?

    Occhio a certe affermazioni …
    L’altro suo amico Tasos con il quale era cofondatore della Xxone ha aperto un altra ditta .
    Non si sa chi dei due abbia ereditato macchinari .

    Se non sappiamo di quello che stiamo parlando non scriviamolo

  4. 1000risorse ha detto:

    Grazie della segnalazione, ho corretto l’articolo, anche se onestamente… ritengo ininfluente la cosa, anzi forse penalizzante visto che i macchinari di una realtà decennale sono senza dubbio meno al passo coi tempi di una nuova.

    In ogni caso c’è modo e modo di far notare gli errori. Mi chiedo se avresti sollevato il problema esprimendoti allo stesso modo, se ci fossimo parlati faccia a faccia e non dietro l’anonimato di una tastiera. Io sono sempre disposto ad ammettere i miei errori, quindi non vedo perchè usare un lunguaggio inquisitorio ed accusatorio in maniera gratuita. Credimi, non ti fa per niente onore e non c’era il bisogno. Come vedi, accolgo di buon grado e con amicizia le correzioni perchè il mio fine è fare una corretta informazione. Entro i miei umani limiti, purtroppo. Solo chi non scrive niente, non sbaglia mai.

  5. valentino ha detto:

    ottima recensione ma vorrei sapere dove poter acquistare oltre che maremotion grazie

  6. Luca ha detto:

    Bell’analisi complimenti . Mi sto accingendo a comprarle anche io , spero di poterle usare agevolmente anche a quote profonde senza avere brutte sorprese (rotture ) .
    Volevo sapere dove hai trovato l ‘informazione interessante che le pale sono un misto carbonio/ vetroresina : è un valore aggiunto alla pala se così fosse . Hai chiesto al venditore o al produttore ?
    Spero di ricevere risposta al più presto , giusto per sapere che pale avrò fra le mani 🙂

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