Recensione di Giuliano Zito – editing dell’articolo di Tommaso Mytom
All’inizio della mia frequentazione degli ambienti acquatici il primo acquisto è consistito in un paio di pinne in tecnopolimero. Ovviamente massacrai caviglie e polpacci per via delle faticose pinneggiate. Successivamente, dopo aver maturato un paio di anni di esperienza e frequentato il corso di apnea, migliorai la tecnica della pinneggiata, e negli allenamenti in piscina ebbi l’opportunità di testare vari modelli di pinne in carbonio dei marchi più blasonati, dalle più economiche in vetroresina rivestite da uno strato di fibra di carbonio, a quelle più costose e di qualità nettamente superiore.
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