Sono sempre stato un sostenitore del ricorso all’utilizzo delle tecniche di mimetismo nella pesca subacquea. Al giorno d’oggi, la relativa scarsità di prede e la crescente difficoltà con le quali si riesce a portarle a tiro, hanno convinto un buon numero di pescatori a considerare i camuffamenti più o meno spinti un ausilio utile per incrementare le probabilità di realizzare onesti carnieri. Purtroppo il mondo della caccia in apnea è pieno di campioni e primedonne, che tendono a deridere chi prova a compensare le proprie lacune tecniche ricorrendo all’ottimizzazione dell’attrezzatura. È una diatriba vecchia come il mondo: c’è chi nasce “imparato”, e c’è chi riesce a investire buona parte del proprio tempo libero nel miglioramento della tecnica. Poi ci sono quelli che non sono né l’una né l’altra cosa, e che grazie anche a mimetismo e cura maniacale dell’attrezzatura riescono a diminuire il numero delle uscite a vuoto.
Anche quest’anno Salvimar arriva per prima nella presentazione del nuovo catalogo per l’anno venturo. Noi ve lo proponiamo nella consueta versione sfogliabile.
Eccomi di nuovo qua, con un altro test: stavolta tocca a un cintura “porta piombi” particolare, e per certi versi rivoluzionaria: si tratta della cintura Berta, realizzata dalla Decatechnics.
Ho scoperto questa cintura grazie ad alcuni amici che me ne hanno parlato una sera, tra una birra e l’altra, dopo che la discussione è immancabilmente sfociata nella solita “avventura acquatica”.
Nei giorni seguenti a questa “scoperta”, spinto dalla curiosità, ho iniziato a “indagare”, fino ad approdare su un forum che tratta la nostra splendida passione, dove per l’appunto ho trovato una corposa discussione virtuale proprio sulla Berta. Da lì mi ci è voluto poco per mettermi direttamente in contatto con il titolare della Decatechnics, azienda fondata da persone che come noi sono appassionate di pesca in apnea, e acquistare questa particolare, nonché anche innovativa, cintura.
Plancetta Omer Sub Atoll
Ancora una plancetta.
Stavolta tocca a una delle plancette più famose, e forse anche più odiate-amate.
Si tratta di una plancetta di casa Omer Sub: la Atoll
È una plancetta del tipo gonfiabile, le dimensioni non sono generosissime, ma comunque ragguardevoli:
Larghezza = 300 mm
Lunghezza = 800 mm
Altezza = 60 mm
Peso = 1 kg c.ca
Un po’ di info:
- ci sono due camere d’aria che vanno stipate all’interno dei rispettivi vani;
- il corpo esterno della plancetta è realizzato in cordura: Nylon 420D, che all’apparenza sembrerebbe particolarmente resistente;
- la bandierina è particolarmente ampia: misura 30×20 cm.Stesso discorso per l’asta porta bandiera, che, intanto, è composta da due pezzi, e poi c’è la possibilità di usarla in modalità bassa, o alta, che raggiunge i 95 cm, e quindi è particolarmente visibile.
- a poppa troviamo 2 fasce elastiche: servono per inserire, e trattenere, la bandierina.
- i colori, come si intuisce dall’immagine, sono rosso sopra, e bianco sotto.
- nella parte superiore trovano posto tre tasche con chiusura a velcro, dove si possono riporre tutti gli oggetti ritenuti necessari.
- sopra trovano posto 10 D-ring e un paio di fasce velcro, mentre inferiormente troviamo 7 attacchi velcro che permettono di agganciare fino a 3 fucili, e 4 ganci di plastica.
- inferiormente troviamo anche delle fasce elastiche molto piccole, che servono per le aste.
Detto questo, per renderla operativa e sufficiente inserire le due camere d’aria nelle tasche inferiori avendo cura di posizionarle correttamente, in modo da avere le valvole all’esterno, e a portata di labbra… o di pompa manuale (per esempio quelle che si usano per i materassini da spiaggia), e cominciare a gonfiare.
Il nostro Blog è stato uno dei primi a credere nel progetto Pikotech.
Nata per iniziativa di due giovani ingegneri, Pikotech è un’azienda totalmente italiana, attiva nel settore della videoripresa subacquea. Il suo prodotto di punta è rappresentato dalla videocamera Intrepida, pensata specificatamente per la pesca subacquea e contraddistinta da tutto un insieme di caratteristiche tecniche che ne elevano il livello qualitativo.
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La Omer ha recentemente pubblicato la versione online dei nuovi cataloghi 2013. Le novità presenti sono tante, alcune delle quali potenzialmente rivoluzionarie.
Ci riferiamo in particolare al Cayman E.T. Roller, fucile di cui abbiamo parlato in questo articolo. Si tratta, come dice il nome stesso, di un Roller innovativo, caratterizzato dalla tecnologia Enclosed Track, già presente nel Cayman E.T., e qui riproposta anche nel lato inferiore del fusto, dove possono essere collocati a proprio piacimento dei distanziali e delle pinnette da utilizzate per regolare i punti di aggancio dell’ogiva inferiore. Un fucile che si annuncia con un attimo rapporto qualità/prestazioni/prezzo e di cui sentiremo tanto parlare.
Non sono uno che cambia spesso la propria maschera subacquea. Generalmente appena ne trovo una che riesca a soddisfarmi la uso per almeno un anno, e devo dire che non ho avuto fino ad ora particolari problemi. Fortunatamente mi vanno quasi tutte bene. Ciononostante la maschera perfetta non l’ho ancora trovata. Ognuna presenta le proprie peculiarità, i propri punti di forza e, aimè, alcuni difetti.
A parte questo, l’ultima volta che ho utilizzato una maschera mono lente ero ancora ragazzino, verso la fine degli anni ottanta, primi anni novanta, con la mitica Pinocchio della Cressi, tutt’ora in produzione. Siccome la maggior parte delle mie uscite si svolgono su bassofondo, e di conseguenza non mi è particolarmente indispensabile compensare lo schiacciamento della maschera durante le discese, ho deciso di provare un mono lente con l’obiettivo di massimizzare il campo visivo.
Abito a meno di dieci chilometri dal mare, e lavoro in ufficio che dista dai moli del porto poche decine di metri. Per arrivare alla scogliera più vicina, quella della foto a sinistra, devo fare meno di un chilometro. In pratica mi trovo in una situazione logistica per cui la maggior parte dei pescatori subacquei proverebbero una sana invidia.
Tuttavia i miei ritmi familiari e lavorativi non mi consentono più di tre o quattro uscite mensili, e in inverno anche meno, che tra l’altro raramente si protraggono per più di tre ore. In queste condizioni ho sempre avuto la tentazione di ricavare qualche altra ora da dedicare alla pesca in quel breve lasso di tempo che intercorre tra l’aurora e l’entrata in ufficio, alle nove in punto. Bene, quest’anno ho messo la pigrizia da parte e mi sono organizzato per tentare l’esperimento.