Il fucile pneumatico ideale – seconda parte – Personalizzazioni e modifiche

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Fucile Pneumatico pesantemente modificato
Un utilizzatore evoluto di fucili pneumatici difficilmente lascerà la propria arma originale, senza cioè tutte quelle modifiche utili per aumentarne le prestazioni e migliorarne la gestione. Il problema dei fucili pneumatici attualmente in commercio consiste infatti in una concezione tecnica risalente ormai a quasi mezzo secolo fa, e salvo rare eccezioni il funzionamento è sempre lo stesso. Addirittura, le parti interne di alcuni fucili pneumatici di marche diverse sono assolutamente identiche, tanto risultare pressoché intercambiabili.
La pesca tuttavia è cambiata. I fucili pneumatici erano perfetti, e lo sono ancora, per la pesca in tana: non serve la precisione e non ci si cura dell’assetto. Per i pescioni un fucile pneumatico strapompato non necessità di grandi modifiche. Anche in questo caso la precisione non è indispensabile e l’assetto si può correggere con un galleggiante. Dove invece il fucile pneumatico “standard” fa sentire il peso dei suoi anni è nelle tecniche che oggi possiamo considerare più in voga: agguato, aspetto e razzolo. Sono tecniche utilizzate per la pesca di pesci quasi mai di dimensioni esagerate, essenzialmente sarghi, corvine, orate. Oppure di pesci dalle buone dimensioni ma particolarmente difficili da far avvicinare, come i dentici.

Sparare ad un sarago da mezzo chilo a tre metri dalla punta dell’asta può non essere un gioco da ragazzi, specie se il pesce è in movimento. Sotto questo aspetto si sono rivelati più affidabili gli arbalete: leggeri, precisi, facili da gestire e con tempi di apprendimento inferiori rispetto ad un pneumatico.
Detto questo, anche un pneumatico può comportarsi bene nelle tecniche poc’anzi menzionate. È necessario tuttavia dotare l’arma di tutta una serie di settaggi, alcuni indispensabili, altri meno, che renderanno il pneumatico un’arma formidabile e infallibile. Prima di vedere di cosa si tratta devo tuttavia fare alcune doverose premesse: 1) Modificare la propria arma implica il decadimento della garanzia e, oltre che poterne inficiare il funzionamento, rischia in mani maldestre di renderla potenzialmente pericolosa. Pertanto chi decide di mettere in pratica qualcuna di queste modifiche lo fa a proprio rischio e pericolo e sotto la propria responsabilità; 2) Illustrerò la maggior parte delle modifiche che mi sento di consigliare ma, per evidenti motivi di tempo e di spazio, senza spiegare come realizzarle. Potrete tuttavia ricercare in rete e, in alcuni casi, in questo stesso sito, i tutorial necessari per metterle in pratica. Mi riservo comunque di sviluppare in futuro un articolo per ognuna delle modifiche proposte. 3) Per alcuni di questi consigli spiegherò come metterli in pratica, ma saranno di facile comprensione soltanto per chi ha già “smanettato” su un fucile pneumatico. Se non capite il senso di quello che leggete, fate una ricerca in internet o passate al consiglio successivo. 4) Se si vuole fare in proprio sappiate che è comunque necessario avere una buona manualità e un minimo di conoscenza nell’utilizzo degli attrezzi da lavoro. 5) L’Omer Airbalete ha un buon setting iniziale, e a parte la sostituzione del grasso con l’olio (cosa della quale tra l’altro non sono pienamente convinto), ci si può limitare all’aggiunta di un buon kit sottovuoto.
Iniziamo.

Grilletto
La modifica che su un pneumatico ritengo più importante (a parte l’adozione di un kit sottovuoto, oggetto del precedente articolo) consiste nell’alleggerimento del grilletto. Spesso considerato uno dei punti di forza dei fucili ad elastico, il grilletto dei fucili pneumatici risulta sempre eccessivamente duro. Ciò deriva dal meccanismo in se e dalla pressione di precarica adottata. Ma non solo, anche lo sgancia sagola e le superfici di contatto giocano la loro parte. Mettendo da parte alcune tecniche particolarmente “raffinate”, si possono ottenere buoni risultati adottando un kit di riduzione dello spillo dal 1,5 mm., reperibile in commercio, in quei fucili che ancora adottano uno spillo da 3 mm. Se non fosse possibile reperire il kit, è possibile costruirlo in proprio, cercando in rete un tutorial che spiega come farlo tramite l’ausilio di una guaina termorestringente. Ovviamente non basta avere un kit di riduzione dello spillo da 1,5, altrimenti i fucili che già lo adottano di serie dovrebbero avere un grilletto molto leggero, cosa che è vera soltanto in parte. Per rendere il grilletto davvero morbido bisogna sostituire la molla presente nel dente di sgancio, solitamente sovradimensionata. Sarà sufficiente applicare una molla in acciaio inox più tenera e della stessa lunghezza di quella originale (al massimo più corta di una spira). Se non sapete dove trovarla, potete sacrificare quella presente nel pistone del variatore di potenza. Sconsiglio invece di lucidare a specchio le parti a contatto tra dente di sgancio e pistone. È vero che si ottiene qualcosa in più, ma se non fatto a regola d’arte si rischia di compromettere la sicurezza e di creare una via alla corrosione galvanica. Infine, in quei fucili che presentano un dente di sgancio corto (sostanzialmente soltanto i cressi e qualche vecchio pneumatico mares) è consigliato sostituirlo con uno più lungo (mares/seac). Sarà a questo punto necessario installare uno spillo più lungo di qualche millimetro

Sgancia sagola
Alcuni pescatori amano tendere per bene le passate di filo dell’impiombatura. Ciò purtroppo irrigidisce ulteriormente il grilletto. Il consiglio in questo caso è quello di lavorare per bene le parti a contatto tra sganciasagola e grilletto, lucidandole per bene con una carta abrasiva molto fine (dai 1000 in su). Nello sgancia sagola Mares, il mio preferito, bisogna invece asportare una parte della superficie della porzione che va a contatto con il grilletto, in modo da migliorare l’invito. Ma bisogna fare molta attenzione in quanto, asportando troppo materiale, si rischia di far azionare il grilletto dalla sgancia sagola qualora si tendano troppo le volute dell’impiombatura.

Allargamento fori di scarico acqua della volata
In tutti i fucili subacquei, anche di recente produzione, sono davvero troppo piccoli. Tramite l’utilizzo di un dremmel o di un trapano avvitatore sarebbe opportuno ingrandirli almeno dell’80% (anche del doppio, se si riesce a fare un lavoro ben fatto). In più Andranno orientati in senso idrodinamico. Purtroppo questa operazione asporta irreversibilmente l’anodizzazione superficiale che protegge l’alluminio dai processi di ossidazione. Sarà pertanto obbligatorio porre particolare cura nel risciacquo con acqua dolce dopo ogni pescata e, volendo, ungere le parti esposte con un po’ di olio o di crc marine.

Asportazione del variatore di potenza
Consigliato sui fucili lunghi, dal 97 in poi,  se si vuole ottenere il massimo delle prestazioni sacrificando parte della versatilità. Se si riesce a smontare agevolmente il fucile, si riesce sicuramente ad asportare il variatore. Nei fucili corti, dall’85 in giù, è invece opportuno tenerlo, in modo da riuscire a coprire le situazioni di pesca per le quali queste armi sono pensate.

Allargamento del foro di travaso aria nella canna
Da fare ponendo la massima attenzione. Tramite l’ausilio di trapano a colonna o, in alternativa, di un dremmel o di un trapano avvitatore, si può procedere all’allungamento del foro di travaso aria dal serbatoio alla canna del fucile. L’operazione è consigliata su quei fucili ai quali è stato asportato il variatore di potenza, in presenza del quale risulta abbastanza inutile. Il foro deve essere allungato, a seconda del fucile, fino alla parte libera tra il foro e la sede della canna nell’impugnatura e, nell’altro senso, fino al punto di contatto tra dente di sgancio e codolo del pistone. Bisogna però fare attenzione perché un’eccesso in questa direzione può pregiudicare la tenuta della guarnizione a gonna del pistone. Ho parlato di allungamento in quanto un eventuale allargamento, specie sui fucili canna 11, potrebbe indebolire la struttura della canna che, è bene ricordarlo, tiene insieme le varie componenti del fucile.

Lucidatura a specchio della canna
In realtà questa sarebbe una modifica “evoluta” e non di facile realizzazione. Tuttavia in rete sono disponibili varie guide, e molti pescatori ci si sono cimentati in quanto garantisce un sicuro incremento di prestazioni. Parliamo della lucidatura interna della canna del fucile tramite l’utilizzo di pasta abrasiva fine e di un lubrificante (petrolio o gasolio, o semplice acqua) che eviti eventuali fenomeni di surriscaldamento. Si utilizza un trapano avvitatore a basso numero di giri e un tondino di legno sul quale avvolgere un panno, che andrà imbevuto con la pasta abrasiva e bagnato nel lubrificante. Si procede con moto alternato, avendo cura di non far surriscaldare la canna ed escludendone gli ultimi cinque centimetri, per evitare la corrosione galvanica dovuta all’asportazione dell’anodizzazione superficiale. Dopodiché si lava la morchia con un buon solvente (acqua ragia, benzina) e si risciacqua abbondantemente, fino a lasciare la superficie perfettamente lucida e pulita.
Una variante di questa procedura prevede l’utilizzo di carta abrasiva ultrafine (dai 1200 in su) bagnata con gasolio, specie se necessario procedere alla rimozione di qualche graffio interno alla canna.

Sostituzione dell’olio di serie
Esistono varie ricette riguardo la lubrificazione interna del fucile, tanto che elencarle tutte sarebbe umanamente impossibile. Ciò su cui si è comunemente d’accordo è che l’olio di serie vada sostituito. La ricetta più gettonata consiste nell’utilizzo di un buon olio per forcelle SAE10, e di un grasso al litio, meglio se addizionato al teflon, nei cinematismi, nelle filettature e per ingrassare gli oring.
Esistono però un’infinità di varianti, tra le quali, tanto per citarne qualcuno: l’adozione di un olio per forcelle superfluido (fino al SAE2,5); l’adozione del solo grasso al teflon; l’utilizzo di uno spary al teflon (come quello prodotto sa STC); l’aggiunta di CRC Marine in percentuali varie, fino al 50%; l’aggiunta di un olio al teflon puro; l’utilizzo di un olio per cambi idraulici automatizzati…
Ribadisco che con un buon SAE10 per forcelle non si sbaglia mai.

Diminuzione attriti canna/pistone
In molti fucili il pistone di serie viene allestito con oring leggermente sovradimensionati rispetto alle reali necessità. Di fatto in questo modo ci si garantisce rispetto a possibili infiltrazioni d’acqua, ovviamente a discapito delle prestazioni.
Per diminuire la pressione che l’oring toroidale esercita nella parete interna della canna si può procedere ad una leggera rettifica. Si inserisce il pistone in un trapano bloccato in morsa, lo si fa ruotare e con carta abrasiva fine bagnata  (con grana dai 1000 in su) si diminuisce di un paio di decimi di millimetro il diametro dell’oring.

Modellare l’impugnatura
Modifica che reputo fondamentale. Rimodellare l’impugnatura sulla propria mano consente di gestire meglio il fucile, contenere i  fenomeni di rinculo e alleggerire lo sforzo nel brandeggio. Può essere utile, in oltre, approfittarne per inclinare l’impugnatura che nei fucili pneumatici assomiglia più a quella di una pistola che a quella di un arma pensata per la pesca subacquea. Da questo punto di vista gli arbalete sono avanti anni luce.
Per rendere l’impugnatura anatomica si può utilizzare  una plastica termo-modellabile come l’utile plast o polymorph, sistema utilizzato da molti. Per modellare questo tipo di plastiche bisogna tuttavia avere un buona manualità, se si vuole ottenere un risultato valido anche dal punto di vista estetico. Sarete in oltre costretti ogni volta a riscaldare la plastica per apportare delle modifiche.
Personalmente mi trovo molto meglio con stucco poliestere nautico. Lo applico in abbondanza nel calcio, ci appoggio un velo di pellicola trasparente tipo domopack e lo impugno per dargli la forma. Dopodiché, una volta solidificato, rifinisco con carta abrasiva e dremmel, applico uno strato di stucco per carrozzieri e rifinisco ulteriormente con varie grammature di carta abrasiva, fino a conferigli un aspetto marmoreo. Oltre allo stucco poliestere può essere utilizzato lo stucco epossidico bi-componente, tipo rifà tutto, disponibile in tanti tipi (metallico, legno, plastico, marmo…). Questi stucchi risultano più facili da modellare rispetto al poliestere, ma costano generalmente molto di più a parità di quantità utilizzata.

Migliorare l’assetto
Il fucile pneumatico è incredibilmente pesante se paragonato a un buon arbalete, specie se non dotato di un kit sottovuoto e se armato con asta da 7 o, peggio, da 8 mm.
Per correggerne l’assetto si possono utilizzare delle porzioni di sughero per palamito (non assorbe l’acqua, a differenza di quello naturale), opportunamente ritagliato e sagomato, da rendere solidale al serbatoio tramite fascette elastiche ricavate da una vecchia camera d’aria.
Personalmente tengo il fucile leggermente negativo in punta, e per modificarne l’assetto uso una combinazione di profili in polistirolo, nastro, guaina termorestringente. Il risultato che ne consegue è particolarmente valido sia dal punto di vista estetico che da quello funzionale. Purtroppo è anche irreversibile, e se voglio modificare qualcosa devo rifare tutto daccapo.
Alcuni pescatori, specie chi utilizza fucili lunghi a precariche elevate, applica al serbatoio, in prossimità dell’ogiva, dei profili che fanno somigliare l’arma alla testa di un cobra. Tali profili servono per migliorarne l’assetto in punta e, soprattutto, contenerne il rinculo.

Fine della carrellata. Quelle fin qui esposte sono le modifiche principali, quelle che di solito si mettono in cantiere quando si inizia a smanettare sul proprio fucile pneumatico. Ovviamente ci sono vari livelli di sofisticazione e perfezionamento, senza considerare il fatto che chi dispone di un buon budget può rivoluzionare completamente la propria arma grazie all’acquisto di accessori atti a modificarne le prestazioni (pistoni particolarmente performanti, ad esempio) o l’utilizzo di macchinari di precisione (torni, trapani a colonna…). Faccio alcuni esempi, tanto per rendere l’idea: alleggerimento della canna tramite rettifica esterna; utilizzo di canne o altre parti in titanio o acciaio inox; teflonatura della canna; accorciamento del pistone; alleggerimento di testata e ogiva; utilizzo di serbatoi conici o con segmenti di diametro differente; boccole di ammortizzo monoblocco; meccanismo di sgancio del pistone rivisto con sedi semisferiche incavate per lo spillo; distanziamento sella indice/medio e grilletto.
Altre modifiche rimangono infine ad uso e consumo del proprio creatore, che come il custode di un sapere occulto, si guarda bene dal diffonderle in forum o altri siti internet.

Certo tutto questo lavoro non sarebbe necessario se i produttori di fucili pneumatici si adoperassero per rivedere da cima a fondo un progetto vecchio ormai più di cinquant’anni. Ci ha provato la Omer, con risultati secondo me abbastanza buoni. Ora tocca alle altre aziende.
Sono sicuro che anche in presenza del fucile pneumatico perfetto i vari smanettoni e scienziati della domenica troverebbero il sistema per ottenere quel qualcosa “in più”.
Vuoi mettere la soddisfazione?

4 Commenti

  1. fabio famà ha detto:

    Ciao Mytom, volevo fare una precisazione riguardo le modifiche al GRILLETTO: Nei fucili in cui il dente d’aggancio è corto, non serve a niente cambiarlo con uno più lungo, se non si esegue una particolare modifica (che come hai giustamente scritto tu, tengo gelosamente!)alla canna rispetto all’impugnatura.
    Infatti, la sede dell’impugnatura dove scorre il perno di connessione, è sempre nella stessa posizione; pertanto il perno di connessione, andrà a sollevare il dente d’aggancio sempre nel medesimo punto. Quindi, anche se il dente d’aggancio è più lungo, non verrà sfruttato il maggior braccio di leva…

    • Mytom ha detto:

      Lo so, lo so…
      Già che mi stuzzichi, ci sarebbero due soluzioni:
      1) spessore in delrin tra canna e valvola, in modo da spostare in avanti il dente e sfruttare la leva maggiore (bisogna però verificare che ogiva e testata rispettino le tolleranze)
      2) postare in avanti la sede della spina con un buon trapano a colonna
      Mi sono fidato tuttavia di chi dice di aver messo il dente più lungo senza fare ulteriori modifiche, riscontrando comunque un leggero miglioramento.

  2. Paolo ha detto:

    Ciao Mytom.
    Vorrei avere dei chiarimenti a riguardo:
    1)Per quanto riguarda l’allargamento del foro di travaso aria nella canna, ho un Cressi SL 55, un Cressi SL 100 e un Airbalete 100. Come dovrei allargare i fori di travaso delle canne? Potresti spiegare nei particolari il tutto?

    2)Per quanto riguarda la lucidatura della canna, mi dici che tipo di pasta abrasiva usi e di che marca?

    3)Inoltre hai scritto “che si utilizza un trapano avvitatore a basso numero di giri e un tondino di legno sul quale avvolgere un panno, che andrà imbevuto con la pasta abrasiva e bagnato nel lubrificante, escludendone gli ultimi cinque centimetri, per evitare la corrosione galvanica dovuta all’asportazione dell’anodizzazione superficiale”. Quali sono questi ultimi 5 centimetri della canna che bisogna escludere?

    4)Per quanto riguarda l’olio, io ho sempre usato olio Cressi. Mi consigli di cambiarlo (spiegami perché) col SAE 10W per forcelle o lascio il Cressi?

    • Tommaso Mytom ha detto:

      Faccio una premessa: con queste modifiche si può rovinare il fucile o renderlo pericoloso, quindi se decidi di farle, è totalmente a tuo rischio e pericolo.
      Detto questo…:
      1) Se hai un trapano a colonna, mettendo la canna in morsa devi allungare il foro di travaso principale del 50% (anche più se vuoi, ma vale il discorso in premessa), utilizzando una punta dello stesso diametro del foro originale. L’operazione si può fare anche con semplice trapano o dremmel, ma è facile che venga una cagata.
      2) Marca IOSSO, quella rosa. Ma ce ne sono tante: più tenue e liquida è, e meglio viene il lavoro.
      3) Quelli dove si avvita la testata. Quindi il tondino deve essere 5 cm. più corto della canna.
      4) L’olio per forcelle ha prestazioni migliori. Quello per fucili dura molto, ma puzza, irrancidisce e si addensa col tempo. Confermo SAE 10, oppure l’olio rosso per cambi automatici.

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