Sugli elastici è stato scritto praticamente tutto, o quasi. Misure, performance, coefficienti di trazione, tecniche di legatura, materiali, diametri esterni e dei fori interni, spessori dei rivestimenti, ecc.
Non molto invece è stato trattato in merito alla loro durata. Ovvio che la logica vedrebbe la loro sostituzione al manifestarsi dei primi segni evidenti di usura, oppure al verificarsi di un tangibile calo delle prestazioni. Chi di noi non ha potuto riscontrare lo screpolamento alle estremità degli elastici, vicino alle boccole o alle legature? A chi non è mai capitato il processo di “scioglimento degli elastici” cioè il trasudamento e il relativo appiccicarsi, come fossero di liquirizia succhiata? Oppure ancora l’irruvidimento della parte in cui l’elastico sfrega in testata?
Grazie alla bontà dei materiali e all’utilizzo di nuovi rivestimenti esterni, ho notato che tutti questi fenomeni si verificano sempre più di rado e soltanto dopo moltissime ore di utilizzo. Anche in presenza di scarsa manutenzione e nonostante l’azione di agenti logoranti quali calore, sole e sale.
Personalmente ho verificato il calo delle performance sopraggiunge prima del manifestarsi dei segni di logoramento esterno del materiale. Questo calo lo potremmo inquadrare in due macro fenomeni: 1) la riduzione della velocità di contrazione/riduzione della potenza applicata sull’asta in senso assoluto; 2) il decadimento delle prestazioni / tempo di carica (ossia dopo quanto tempo l’elastico tenuto in carica denota una significativa perdita di prestazioni).
Questo secondo fenomeno si verifica sia nella pesca, quando teniamo il fucile carico anche per diverse ore, sia nel tiro al bersaglio subacqueo, quando sottoporremo la nostra arma a una ventina di tiri e ricariche consecutive in circa 30 minuti di tempo.
Ciò che invece non si vede e non si percepisce, soprattutto negli elastici di ultima produzione, è il logoramento interno dovuto alle palline delle ogive. Mi è capitato più volte di osservare questo fenomeno nelle attrezzature che utilizzo soprattutto per il tiro al bersaglio subacqueo. Si tratta praticamente le stesse armi utilizzate per la pesca, dove gli elastici sono sottoposti a sforzi e trazioni nettamente inferiori, ma vengono stirati e contratti centinaia di volte di più rispetto alla pesca subacquea.
Capita infatti, senza alcun preavviso o segno di cedimento apparente, che si formi un taglio netto e profondo che attraversa almeno tutta la parte di rivestimento esterno, ed arriva fino al metallo della pallina. Questo è difficile da individuare perché apprezzabile solo ad elastico caricato e spesso avviene nella parte inferiore dell’elastico, cioè quella tra elastico e fusto. A volte non avviene nemmeno la formazione di questo taglietto ma direttamente il suo cedimento netto e totale con rottura dello stesso a monte della legatura, in corrispondenza della pallina ogiva.
Analizzando il punto di rottura e l’interno dell’elastico si evince sempre e in maniera incontrovertibile un netto logoramento del materiale. In prossimità della pallina si consuma notevolmente, riducendosi di spessore anche del 50%. Ovviamente il tutto è dovuto principalmente all’effetto abrasivo della pallina con la superficie interna dell’elastico. Basta un qualsiasi spigolo o irregolarità della stessa per velocizzare il processo, ma non solo: anche la poca acqua salata o clorata che riesce ad entrare nel foro dell’elastico aiuta in questo processo tenendo morbido il materiale e facilitandone la marcescenza, tanto che il materiale in prossimità della pallina sembra “cotto”, inzuppato, di colore più chiaro e nettamente più morbido e di facile distacco.
Quindi, di seguito vi illustrerò le possibili soluzioni per prolungare il più a lungo la vita dei vostri elastici e il mantenimento nel tempo delle loro performance.
Se utilizzate elastici legati, scegliere ogive con palline il più possibile lisce, piene e sferiche. Senza vuoti, punti di congiunzione o spigoli vivi, meglio se direttamente saldate ai braccetti dell’ogiva.
Effettuate al meglio le legature, utilizzando cordini cerati e lubrificando la parte prima della trazione al serraggio, magari effettuando anche un doppio passaggio in legatura, in modo che ci siano 3 spire a chiusura parallele tra loro e non solo 2. In questo modo minimizzeremo l’accesso di acqua all’interno del foro centrale dell’elastico.
Per azzerare l’usura in corrispondenza di una soltanto delle due palline, dopo qualche mese di utilizzo si può accorciare l’elastico di un paio di cm solo da una parte. In tal modo si decentra il punto di sfregamento in testata senza accorciare di molto la lunghezza complessiva dell’elastico. Si ottiene un recupero delle performance e si può continuare ad utilizzare ancora lo stesso elastico riducendo di circa 2/3 le probabilità di rottura. Per gli elastici imboccolati invece si può tagliare l’elastico alle estremità in corrispondenza dell’attaccatura con le boccole ed effettuare una legatura utilizzando un’ogiva per legature.
La stessa cosa può essere fatta per la giunzione in testata mediante l’utilizzo di apposite boccole per legatura.
Insomma, per i nostri elastici non basta una semplice sciacquata con acqua dolce. Si ottiene però un significativo accorciamento della misura effettiva dell’elastico, da compensare utilizzandolo alla tacca più vicina alla testata e non più a quella più lontana. Tra l’altro in questo modo si riescono ad ottenere elastici realmente di pari lunghezza.
Mi raccomando, esponeteli al sole il meno possibile, lavateli sempre con acqua dolce tiepida, meglio se riuscite ad immergerli ripetutamente, oppure simulate dei leggeri caricamenti sotto al doccia. Non fategli prendere troppo caldo (es. mai lasciarli in auto o in gommone d’estate sotto il sole per troppo tempo). Anche il gelo eccessivo è nocivo per la durata e per le performance degli elastici. Esistono dei copri elastici in commercio che li riparano almeno dal sole e da eventuali abrasioni con le altre componenti dell’attrezzatura.
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16 Comments
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Complimenti per l’articolo, Stefano!
Solo, su questa tua affermazione non sono d’accordo: ” Si ottiene però un significativo accorciamento della misura effettiva dell’elastico, da compensare utilizzandolo alla tacca più vicina alla testata e non più a quella più lontana”. Questo accorgimento, a mio avviso, può essere utilizzato magari solo su un corto arbalete da tana, ma su un lungo, avendo gli elastici una corsa inferiore, perdono una notevole percentuale di potenza…la corsa degli elastici è fondamentale! Su un lungo sarebbe meglio avere sempre elastici in ottimo stato e della lunghezza adatta…Ciao. Fabio
Hai ragione ed è vero ciò che dici in merito alla necessità di allungamento degli elastici sui fucili lunghi. La mia voleva essere solo una proposta per ri-utilizzare e non buttare del materiale. Tra l’altro, gli elastici tagliati potrebbero essere tranquillamente utilizzati su un altro fucile più corto in nostro possesso. Grazie per la tua precisazione.
Grazie a te per la tua umiltà…altri si sarebbero offesi, come è già capitato!
P.S. complimenti per i tuoi risultati nella tua disciplina. Ciao. Fabio
Ciao stefano,
complimenti per l’articolo, l’ho trovato molto esaustivo, per me era sconosciuto il problema delle ogive, anzi per me era quasi inesistente, ma negli ultimi mesi ho trovato uno strano colorito dalla parte delle boccole, come se la “pallina” che trattiene l’elastico, vada “sciogliendo” sarà sicuramente quello che hai scritto tu, io per proteggere i miei elastici, montati e non, spalmo sopra essi un velo di grasso siliconico, e per proteggerli da sole e attrezzatura utilizzo delle vecchie calze, rudimentale ma sempre meglio di nulla.
ciao e grazie per la dritta 😉
Ti dico io a te grazie della dritta,quella della calza è una bella idea;per il grasso siliconico invece non so,ho sempre sentito che non deve andare graso sugli elastici,non so se valga anche per il silicone,ciao
io preferisco non mettere nulla sugli elastici. Per non creare nessuna eventuale reazione chimica e per non renderli scivolosi in fase di caricamento
Contento di avervi dato un idea, il nemico numero uno degli elastici, dopo il sale e il sole è l’aria, xke li secca, e cmq una volta in acqua non scivola l’elastico tranquilli, nevi solo mettere un velo mica un paio di kg
ottimo articolo, preciso e oculato come sempre…..
aggiungerei solo un paio di cosette che influiscono non poco sull’usura degli elastici:
1 la penetrazione dell’acqua nel foro centrale degli elastici.
sicuramente il problema si nota di più negli elastici inboccolati, ma devo dire di averlo notato anche negli elastici montati sui roller e più di rado in quelli degli arba tradizionali con elastico a metro.
ho notato che svitando le boccole dalla testata, il deposito di acqua è notevole e spesso crea tracce di ruggine sulle palline che con lo sfregamento sulla gomma lacera l’elastico dall’interno.
cosa diversa è quella dei roller…..
ho l’impressione che il foro interno dell’elastico l’elastico ruotando sulle rotelle funga come una specie di pompa che aspira l’acqua facendola depositare all’interno.
questo fenomeno non solo crea problemi in fase di tiro perchè come ben sappiamo l’acqua è incomprimibile, ma rimanendo depositata al suo interno logora la gomma.
2 sicuramente il fattore di allungamento!!!!
è facilmente intuibile che un elastico tirato a fattori elevati logora molto più facilmente di elastici “molli”.
per questo motivo preferisco fucili con doppia o addirittura tripla gomma con fattori soft che un mono tirato all’estremo.
Interessante il discorso dell’effetto pompa sui roller.Per ciò che riguarda la penetrazione dell’acqua nel foro interno degli elastici,se non si inventerá un’altro sistema o degli elastici senza buco dovremo convivere con l’erosione dall’interno.Qualcuno sa dirmi a che serve il buco?E’ necessario per il sistema di produzione?Serve perchè allungandosi ha bisogno di spazio interno?certo è utile per le legature ma non li hanno certo costruiti solo per la pescasub.Ciao
grazie a tutti come sempre per contribuire con i vostri commenti e con le vostre preziose integrazioni e puntualizzazioni.
Esistono elastici di piccoli diametri senza foro interno ma sono dei legni, duri da caricare e con una scarsa risposta elastica. Il foro interno serve credo sia in fase di produzione sia per facilitare appunto l’allungamento e il ritorno più veloce.
Per ora io ho risolto credo con il miglior compromesso, scegliendo un elastico con il foro interno molto più piccolo del normale e legandoli molto bene con doppio nodo.
Altolà,per doppio nodo intendi un doppio costrittore?E come lo fai,affiancato?
esatto, un esempio si vede in una foto nell’articolo sopra. Un altro modo è di farne due singoli affiancati, con due spezzoni di filo differenti, dipende dal diametro dell’elastico e dal diametro del sagolino utilizzato
Quindi,a parte i due nodi affiancati che,comunque,danno sicurezza,se ho capito bene dalla foto quando fai l’ultimo passaggio del sagolino sotto i due fili incrociati poi rifai un secondo passaggio sopra il punto di incrocio e di nuovo sottol’incrocio?Non c’è qualche illustrazione?grazie.Ciao
direi di si, se ho capito bene. Magari appena riesco faccio un mini video da postare con la tecnica spiegata. E’ semplicissimo da fare vedendolo, ma difficile da spiegare a parole
ciao stefano, complimenti per i tuoi articoli. riguardo questo, vorrei chiederti un parere sui nuovi elastici dessault 17,5 mm, li hai provati? ciao e grazie mario.
Credo che se si utilizzano ogive in metallo si possa tranquillamente verificare il fenomeno della corrosione differenziale in prossimità delle palline. Con le ogive in dyneema è più verosimile la spiegazione che hai dato tu.